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Interpretare il Valore Condiviso: il quadro di riferimento

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Il tema del Valore Condiviso non vuole sostituire l’azione di sostenibilità in essere in azienda, ma affiancare e potenziare tale dimensione, in un’ottica di continuità e in coerenza con quanto già sviluppato. Nel tentativo di calare tale approccio nell’operatività, Snam ha realizzato un modello interpretativo di sintesi, che ha permesso al gruppo di leggere i propri processi core e di supporto secondo l’ottica del Valore Condiviso.

GLI ASSET DI SNAM PER LA CREAZIONE DI VALORE

Gli asset di snam per la creazione di valore (organigramma)

Gli asset di Snam

Ogni azienda è caratterizzata da asset societari, che rappresentano leve per la creazione di valore. Si tratta di elementi distintivi di ciascuna impresa, che da una parte rappresentano lo stock di capitale interno e dall’altra definiscono lo spazio di azione per creare valore, per competere sul mercato, per generare ricchezza. Snam ha identificato 4 asset fondamentali che possono, seppur sinteticamente, rappresentarne il core business.

Attraverso queste leve, Snam intende interpretare il tema del Valore Condiviso.

Infrastruttura

Snam opera per la crescita del Paese con un’infrastruttura silenziosa e invisibile, capillare e sicura, vettore di ciò che di per sé è già un valore: un’energia a ridotto impatto ambientale. Inoltre, gli investimenti promossi negli ultimi anni volti a fare dell’Italia l’hub del Mediterraneo, collocano l’azienda tra i player a maggiore rilevanza nel tessuto economico europeo.

Tecnologia e innovazione continua

Snam, per la peculiarità del suo business si pone come un moltiplicatore di innovazione nello scenario nazionale. Precursore di numerose soluzioni tecnologiche, l’azienda promuove indirettamente un’offerta di servizi specifici e all’avanguardia, elaborando, come early adopter, standard operativi poi messi a disposizione del Paese.

Snam ha promosso negli anni una domanda di nuova tecnologia, stringendo rapporti di partnership con fornitori all’altezza, in un percorso di crescita reciproca.

Competenze e capitale umano

Snam, inoltre, eroga il proprio servizio avvalendosi di un capitale umano specializzato in grado di gestire con competenza impianti e progetti complessi. Un savoir faire distintivo e un esempio per il Paese.

Un capitale umano che si colloca tra i valori intangibili dell’azienda e che contribuisce quotidianamente al suo successo.

Snam infine detiene un capitale relazionale importante, perché entra fisicamente, mediante un servizio imprescindibile, nelle case degli italiani.

Dialogo e coesione

La relazione con il territorio e la diffusione lungo tutta la penisola, mediante sedi locali e competenze diffuse, garantiscono un rapporto di interrelazione forte con la collettività. Con alcuni attori, il gruppo dialoga e si confronta costantemente.

Snam è uno dei pochi operatori a garantire un servizio uniforme e universale in tutto il territorio italiano. Per questo, Snam può assumere un ruolo chiave nella generazione di esternalità positive alla comunità, dalla promozione della legalità alla creazione di benessere diffuso, all’insegna della trasparenza e dell’inclusione.

Processi che generano valore

Gli asset aziendali sono gestiti e indirizzati mediante politiche condivise dalle quali discendono i processi che caratterizzano l’operatività quotidiana dell’impresa, nonché la peculiarità delle singole funzioni aziendali. A partire dagli asset identificati si sviluppano le politiche e i processi prevalenti (sintetizzati nel Manuale Organizzativo societario). In sintesi: Snam sviluppa progetti, incardinati in processi, volti a massimizzare la potenzialità di generazione di Valore Condiviso.

MODELLO PER LIDENTIFICAZIONE DEL VALORE CONDIVISO

Modello per l'identifica zione del valore condiviso (organigramma)

Gli impatti sul territorio

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Le esternalità si trasformano in impatti se incidono in maniera significativa sugli asset territoriali.

A completamento del proprio approccio metodologico, Snam ha scelto di interpretare il territorio mediante il Modello 4 Capitali, che identifica nel territorio stesso uno stock di capitali, identificabili in 4 asset, in modo concettualmente speculare a quanto rappresentato poco sopra per l’impresa. Il Modello 4 Capitali, sviluppato nell’ambito di un ampio progetto dell’Unione Europea in collaborazione con altri partner2, è utilizzato a supporto della misurazione e pianificazione di politiche pubbliche territoriali perché offre una misurazione sintetica del benessere economico e sociale di un territorio. L’idea sottostante al modello è che i quattro capitali concorrano a formare una dimensione di capitale “globale”, rispetto alla quale si possa misurare la sostenibilità del sistema. L’applicazione di questo modello consente di “misurare” la qualità dei processi di sviluppo, favorisce un approccio integrato nella formulazione di strategie e programmi da parte dei decisori, aiutando a cogliere la rilevanza di alcune variabili fondamentali per uno sviluppo equilibrato e duraturo. La dimensione locale dello sviluppo è infatti presupposto fondamentale per il benessere delle comunità: dalla sostenibilità dei processi di crescita locali dipende la ricchezza economica, naturale e sociale della realtà in cui viviamo.

“Il Modello 4 Capitali”

Il “Modello 4 Capitali”, si presta alla discussione con i rappresentanti di interessi locali, alla presentazione pubblica, allidentificazione di obiettivi e responsabilità, alla valutazione ex ante. I quattro ambiti di misurazione presi in considerazione dalla metodologia, con particolare riferimento alla capacità del territorio di auto-sostenersi e di crescere in maniera equilibrata, sono sintetizzabili in:

Capitale economico: è rappresentato da ciò che viene tradizionalmente considerato come capitale, cioè da

tutte le risorse disponibili per produrre beni e servizi, e allo stesso tempo dalla ricchezza creata e dal benessere economico. Gli indicatori utilizzati per misurare il capitale economico sono: il reddito disponibile, la ricchezza immobiliare, le infrastrutture, il risparmio, il credito, le imprese e le attività produttive in diversi settori.

Capitale naturale: oltre alle risorse naturali tradizionali, quali l’acqua, il suolo, l’aria, l’energia e le aree naturali, il capitale naturale include fattori di pressione che possono ridurne la dotazione. Gli indicatori utilizzati per misurare il capitale naturale sono: la qualità dell’aria (es. CH4, NOx, COV, CO, PM10), le emissioni di CO2, la produzione e gestione di rifiuti (es. rifiuti urbani, raccolta differenziata), il consumo di suolo, le aree verdi, il consumo di energia e gas, la pressione antropica.

Capitale umano: si riferisce al potenziale di produttività di un individuo, al suo stato di salute e di benessere; include dunque la salute, l’educazione, l’esperienza e le competenze di lavoro. Tutti questi elementi contribuiscono allo sviluppo poiché determinano la produttività della forza lavoro. Indicatori utilizzati sono: l’andamento demografico, la struttura della popolazione, l’immigrazione, le strutture scolastiche, la formazione professionale, l’imprenditorialità e la cultura.

Capitale sociale: è riconducibile al concetto di coesione, di cooperazione e di benessere sociale. Il capitale sociale è definito come una struttura di relazioni tra persone, relativamente durevole nel tempo, atta a favorire la cooperazione e perciò a produrre, come altre forme di capitale, valori materiali e simbolici. Questa struttura di relazioni consta di reti fiduciarie formali e informali che stimolano la reciprocità e la cooperazione. Gli indicatori usati sono: i servizi di assistenza alla persona, la partecipazione politica, i collegamenti all’interno della comunità, l’accesso ai servizi di base, il sostegno alle famiglie, i differenziali di reddito, alcuni indicatori di fiducia e coesione sociale.

Il territorio si considera sostenibile se la dotazione di capitale complessiva del sistema non è soggetta a declino.

2. Il Modello 4 Capitali è stato proposto e sperimentato nell’ambito della valutazione di sostenibilità degli interventi finanziati dai Fondi Strutturali dell’Unione Europea, in un’ampia ricerca commissionata a una rete di università e istituti di ricerca europei dalla DG Regio della Commissione Europea (DG REGIO EC, The contribution of the structural funds to sustainable development, Bruxelles, 2002).

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