La protezione della biodiversità

Snam considera particolarmente importante la salvaguardia del valore naturale dei territori interessati dalle proprie attività. Per questo nella fase di realizzazione delle opere attua le scelte progettuali più opportune per ridurre al minimo gli impatti sulla biodiversità e una volta che queste sono completate, mette in campo i ripristini ambientali e i progetti di monitoraggio svolti in accordo e in collaborazione con gli enti preposti.

L’obiettivo dei ripristini della vegetazione, in particolare dei rimboschimenti, non è la sola ricostituzione delle aree boschive, ma è la generale ricomposizione del paesaggio e la ripresa della funzionalità biologica delle aree vegetate, intese soprattutto nel loro ruolo di habitat faunistico con specifiche caratteristiche di biodiversità. Ai ripristini e rimboschimenti fa seguito l’esecuzione delle “cure colturali”, ovvero la cura e la manutenzione per un periodo di almeno cinque anni, delle piantine messe a dimora.

I progetti di monitoraggio riguardano i tracciati di alcuni metanodotti che interferiscono, anche solo marginalmente, con gli ambiti territoriali naturali di valore faunistico ed ecologico e sono finalizzati alla verifica del processo di rinaturalizzazione delle aree interessate dai lavori, sulla base del confronto tra le condizioni dopo i ripristini (“post-operam”) e le condizioni originarie (“ante-operam”). I monitoraggi sono normalmente eseguiti per gli habitat più significativi individuati nella fase progettuale.

Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per preservare gli habitat naturali a livello comunitario. La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS). Le aree non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse, e nel 2017, la percorrenza di circa 12,6 km di gasdotti hanno interessato tali aree.

Nel corso del 2017 sono proseguiti i lavori di realizzazione del metanodotto Cervignano – Mortara, un importante gasdotto di lunghezza pari a 61,7 km, (tubazione interrata di 1400 mm di diametro), che percorre le aree agricole della Lombardia tra le province di Lodi, Milano e Pavia.

Ad esso si allacceranno alcuni metanodotti di derivazione, di diametro inferiore, per una lunghezza complessiva di 38,5 km.

Al termine dei lavori si prevede la dismissione del metanodotto esistente Sergnano – Mortara DN 750, per un tratto complessivo di lunghezza pari a 56,1 km e delle relative opere derivate della lunghezza complessiva di 21,7 km.

Il tracciato del nuovo metanodotto attraversa prevalentemente aree agricole, che saranno completamente ripristinate a fine lavori e riconsegnate all’uso originario, e l’ambito tutelato del Parco del Ticino.

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Siti Natura 2000 interessati dalla percorrenza dei metanodotti 2017

Zone Protezione Speciale/Sito di interesse Comunitario

km

Grave e zone umide della Brenta

0,098

Valli di Comacchio

1,094

Valle del Mezzano

0,175

Paludi del Brusà

1,100

Gessi Bolognesi, Calanche dell’Abbadessa

1,065

Basso Corso e Sponde del Ticino/Boschi del Ticino

2,956

Bacini ex-zuccherificio di Argelato e Golena del Fiume Reno

2,390

Valloni e Steppe Pedegarganiche/Promontorio del Gargano

1,813

Fiumara di Melito

1,940

Totale

12,631

Percorrenza metanodotti in siti
Rete Natura 2000 (km)

Percorrenza metanodotti in siti Rete Natura 2000 (km) (Grafico a barre)
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Monitoraggi e ripristini ambientali (km di rete)

 

2015

2016

2017

*

Superficie nuovi rimboschimenti: 380.000 m2

Ripristini

240

227

203

Nuovi rimboschimenti *

11

3,7

21

Cure colturali

140

98

59

Monitoraggi ambientali

1.009

565

388

La salvaguardia della biodiversità lungo il metanodotto “Cervignano-Mortara”

La realizzazione del metanodotto Cervignano-Mortara (61,7 km di lunghezza) e di cui si prevede il completamento realizzativo nel 2018, interessa il territorio della regione Lombardia tra le province di Lodi, Milano e Pavia e in particolare prevede la percorrenza per circa 10 km all’interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino, la più importante area protetta regionale che tutela sia ambiti naturali che ambiti agricoli, interconnessi tra loro.

L’area di maggior pregio ambientale e di maggior livello di biodiversità presente nel Parco regionale è l’ambito fluviale del Ticino, corrispondente al territorio protetto del Parco Naturale vero e proprio (“Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino”) e dove vigono le misure di tutela e conservazione più rigorose, a salvaguardia sia degli habitat fluviali e perifluviali sia delle specie vegetali e animali ivi presenti, in particolare dell’avifauna stanziale e migratoria.

Il metanodotto attraversa il Parco Naturale del Ticino per circa 3 km, interessando sia il corso del fiume che le relative fasce spondali e golenali in un contesto in parte naturale e in parte agricolo-seminaturale.

Bosco del Modrone: apertura della pista di lavoro e posizionamento delle barriere antirumore (Foto)

Bosco del Modrone: apertura della pista di lavoro e posizionamento delle barriere antirumore

Tale percorrenza coincide inoltre con la percorrenza dell’opera all’interno di due siti della Rete Natura 2000: «Basso corso e sponde del Ticino» e «Boschi del Ticino» che hanno perimetri coincidenti e sovrapposti nel tratto interessato. Tale tratto coincide infine anche con percorrenza dell’opera all’interno dell’IBA (Important Bird Area) «Fiume Ticino», area di tutela finalizzata alla maggior conservazione possibile dell’avifauna.

La salvaguardia della biodiversità per la realizzazione del metanodotto in corrispondenza del Parco Naturale del Ticino, valutata in accordo con l’Ente Parco, è consistita principalmente nell’attraversamento in sub alveo del fiume e delle relative fasce spondali, con realizzazione di un microtunnel di 1300 m di lunghezza, evitando così qualsiasi interferenza diretta con gli habitat fluviali e le specie tutelate. Il microtunnel è stato completato nel corso del 2017. La restante porzione di tracciato ha interessato il territorio del Parco Naturale sia in aree agricole, per 625 m di percorrenza, che in aree boscate per 1.131 m di percorrenza relativa all’attraversamento del Bosco del Modrone, in comune di Vigevano (PV). In tali ambiti, in accordo sempre con l’Ente parco, la realizzazione dell’opera è avvenuta con scavo a cielo aperto ma adottando specifiche misure di mitigazione quali l’adozione di area di passaggio di larghezza ridotta (22 m); l’esecuzione dei lavori nelle ore diurne; l’adozione di misure di contenimento del rumore in fase di cantiere al fine di ridurre il più possibile anche il disturbo indiretto all’avifauna del Parco.

In particolare nell’area del Bosco del Modrone sono state realizzate delle barriere antirumore mobili naturali, disponendo temporaneamente ai due lati della pista di lavoro due cumuli di balle di paglia sovrapposte. Tale misura è stata inoltre adottata anche in corrispondenza della stazione di arrivo del microtunnel.

Al termine di tutti i lavori realizzativi, nelle aree boscate sono iniziati i ripristini vegetazionali con l’impiego di specie arbustive ed arboree autoctone, secondo un progetto esecutivo di ripristino elaborato anche sulla base delle esperienze già acquisite da Snam per il ripristino dei boschi attraversati dal metanodotto Somma Lombardo – Besnate (posti sempre all’interno del Parco del Ticino), sotto il diretto controllo dell’Ente Parco.

Bosco del Modrone, esecuzione dei ripristini vegetazionali (Foto)

Novembre 2017: Bosco del Modrone, esecuzione dei ripristini vegetazionali.

Paesaggio con legno (Foto)