Gli scenari
Snam, attraverso l’elaborazione di scenari energetici previsionali, presenta una visione delle possibili evoluzioni del sistema energetico italiano a medio-lungo termine (2030, 2040 e 2050) che tiene in considerazione gli indirizzi di politica energetica e ambientale previsti a livello nazionale e comunitario. In particolare, tali scenari sono coerenti con gli obiettivi nazionali di energia rinnovabile, riduzione delle emissioni ed efficienza energetica al 2030 contenuti nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).
Gli scenari di Snam
PNIEC: Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima
BAU: scenario Business-as-usual
CEN: scenario Centralized
DEC: scenario Decentralized
Al fine di sviluppare una strategia di business che sia in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione europei e nazionali e con l’impegno di Snam verso la transizione energetica, la Società ha sviluppato scenari energetici di medio-lungo termine: gli “Scenari energetici congiunti Snam-Terna” al 2040, propedeutici alla predisposizione dei piani di sviluppo delle reti di trasmissione e trasporto, e lo scenario “Hydrogen potential” che valuta il potenziale di idrogeno in Italia al 2050, realizzato con il supporto analitico di McKinsey.
Scenari energetici congiunti Snam-Terna
In collaborazione con Terna, operatore che gestisce le reti per la trasmissione dell’energia elettrica in Italia e in conformità alle deliberazioni 654/2017/R/EEL e 689/2017/R/GAS, Snam ha sviluppato il “Documento di Descrizione degli Scenari 2019”. Lo studio rappresenta il risultato delle analisi svolte da Snam e Terna per giungere ad una visione coerente delle possibili evoluzioni del sistema energetico italiano al 2040, propedeutica alla predisposizione dei piani di sviluppo delle reti di trasmissione e trasporto nei settori dell’energia elettrica e del gas a livello nazionale.
Scenario – “Hydrogen Potential”
In occasione dell’evento “Hydrogen Challenge” del 10 ottobre 2019 a Roma, Snam ha presentato uno studio sulle potenzialità dell’idrogeno come vettore per la transizione energetica in Italia. Lo studio analizza le potenzialità di questo elemento nel futuro del sistema energetico nazionale e ne evidenzia un ruolo chiave per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
Orizzonte temporale degli scenari considerati da Snam
Gli Scenari energetici congiunti Snam-Terna hanno permesso di mettere a fattor comune competenze specifiche dei due operatori, nella consapevolezza che l’interazione tra gli scenari nei settori dell’energia elettrica e del gas costituisce, sia a livello nazionale che comunitario, un elemento nuovo e caratterizzato da notevoli complessità. I risultati del lavoro raccolti nel Documento di Descrizione degli Scenari (DDS 2019), mostrano come la collaborazione e le sinergie tra il settore dell’elettricità e quello del gas possono essere la chiave per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni.
In particolare, lo studio condotto congiuntamente dai due operatori ha portato allo sviluppo di tre differenti scenari: scenario Business-As-Usual (BAU), scenario Centralized (CEN), scenario Decentralized (DEC).
Lo scenario BAU si caratterizza per un meccanismo di switching tecnologico verso tecnologie più efficienti, guidato puramente dal mercato e dalla riduzione dei costi, e non prevede il raggiungimento degli obiettivi europei e nazionali di riduzione delle emissioni.
Gli scenari di sviluppo CEN e DEC rappresentano invece una guida per definire una strategia di business a lungo termine orientata alla decarbonizzazione. I due scenari si radicano all’interno dello stesso contesto macroeconomico, con una crescita relativamente sostenuta del PIL dell’1,2% annuo e della popolazione (+2,4 milioni di abitanti al 2040) e importanti investimenti in efficienza energetica e sviluppo tecnologico. Entrambi gli scenari sono guidati dal raggiungimento dei target europei di riduzione delle emissioni al 2030 e procedono su una traiettoria che permette di raggiungere le indicazioni di contenimento delle emissioni di CO2 di lungo periodo previste dalla “2050 long term strategy“ della Commissione Europea. In particolare, nello scenario CEN gli obiettivi di policy vengono raggiunti grazie al contenimento dei consumi e allo sviluppo delle energie rinnovabili con significativa disponibilità di risorse rinnovabili programmabili, quali i gas verdi, facendo leva sulle infrastrutture gas esistenti, mentre nello scenario DEC si ipotizza uno sviluppo maggiore dell’elettrificazione dei consumi associato alla diffusione della generazione distribuita da FER non programmabili.
Trend futuri di consumo del gas naturale e dei gas verdi (biometano, idrogeno e metano sintetico)
Si osserva inoltre che, per entrambi gli scenari, gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione rendono necessaria la progressiva penetrazione di crescenti quantità di gas verde nel mix energetico italiano, facendo leva su biometano, idrogeno e gas sintetici.
I tre scenari presentano un andamento della domanda di gas differente: in aumento nello scenario BAU rispetto alla domanda attuale – 73 miliardi di m3 bcm nel 2018 – stabile nel CEN e in diminuzione nel PNIEC e nel DEC. Entrambi gli scenari DEC e CEN prevedono che gli obiettivi europei di decarbonizzazione richiederanno un utilizzo sempre maggiore dei gas verdi nel mix energetico italiano, puntando su idrogeno, biometano e metano sintetico.
In particolare, si stima che nel 2030 ci sarà una domanda di gas verdi pari a 8,3 bcm nello scenario CEN e di 3,7 bcm nello scenario DEC. Al 2040 si prevede un’ulteriore crescita della domanda di gas verdi, pari a 18,5 bcm nello scenario CEN e 13,2 bcm nel DEC. I gas verdi sostituiranno parzialmente il gas naturale non solo negli impianti termoelettrici, ma anche negli usi finali: civile, industriale e trasporti.
Per raggiungere l’obiettivo “emissioni zero” nel 2050, a fronte di una crescita economica dell’1% del PIL al 2050, l’Italia dovrà abbattere una quantità pari a 420 Mt di CO2 equivalente (-95% rispetto ad oggi).
Evoluzione delle emissioni di CO2eq al 2050 in Italia
Lo studio “The Hydrogen Potential”, effettuato con il supporto analitico di McKinsey, evidenzia come la difficoltà di ridurre le emissioni del 95% rispetto al 1990, sia dovuta principalmente alla presenza di settori cosiddetti “hard-to-abate” che non possono essere totalmente decarbonizzati tramite l’utilizzo di rinnovabili elettriche non programmabili, e che a oggi sono responsabili del 45% delle emissioni nazionali. L’idrogeno può essere utilizzato in molti di questi settori, ad esempio come combustibile per mezzi pesanti, per il riscaldamento degli edifici o come feedstock per alcuni processi industriali (es. acciaierie, produzione ammoniaca). Può inoltre offrire servizi di flessibilità al sistema elettrico, attraverso soluzioni come il Power to Gas che consentono di convertire l’energia elettrica in eccesso in idrogeno, più facile da stoccare e trasportare, sfruttando anche in parte le infrastrutture esistenti.
Lo scenario “Hydrogen Potential”, stima che al 2050 l’idrogeno potrà soddisfare il 23% della domanda complessiva di energia per usi finali a livello nazionale. Secondo tale studio, l’idrogeno sarà sempre più competitivo rispetto ai combustibili fossili e ad altre alternative di decarbonizzazione, soprattutto in alcuni settori quali ad esempio i trasporti, il riscaldamento e i processi industriali ad alta temperatura.
Evoluzione della domanda di idrogeno in Italia al 2050 in differenti settori
L’impegno globale nella lotta ai cambiamenti climatici
La forte correlazione tra le attività umane e il riscaldamento globale è sempre più visibile e confermata anche dall’ultimo report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il quale mette in luce un aumento delle temperature medie globali ad oggi di circa 1°C rispetto ai livelli preindustriali, e di 1,5°C tra il 2030 e il 2052. La tendenza risulta evidente se si considera che, analizzando le temperature medie registrate dagli anni ’80 ad oggi, ogni decennio è stato più caldo di quello precedente e gli ultimi dieci anni sono stati in assoluto i più caldi della storia. L’innalzamento delle temperature persisterà per secoli, causando cambiamenti complessi nel sistema climatico, come l’innalzamento del livello del mare, fenomeni estremi, siccità, forti precipitazioni, con rischi e livelli di impatto diversi a seconda della posizione geografica, della vulnerabilità, dei livelli di sviluppo e delle politiche di adattamento, resilienza e mitigazione dei singoli Paesi.
Questo è il forte grido di allarme che la comunità internazionale ha lanciato alla conferenza ONU sul cambiamento climatico, nota come COP25, inaugurata a Madrid il 2 dicembre del 2019. Il vertice, in previsione delle cruciali scadenze del 2020 stabilite dall’Accordo di Parigi, è servito per concentrare l’attenzione mondiale sull’emergenza climatica e il bisogno urgente di ampliare in modo significativo i provvedimenti per raggiungere i tre obiettivi climatici principali: ridurre le emissioni del 45% entro il 2030; raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e stabilizzare l’aumento della temperatura globale entro 1,5° C.
I dati e le stime della World Meteorological Organization (WMO), mettono in luce le difficoltà nel raggiungimento di questi obiettivi internazionali. Nel 2018 le concentrazioni atmosferiche globali dei maggiori gas a effetto serra (anidride carbonica, metano e ossido di azoto) hanno raggiunto infatti livelli record. In particolare, la CO2 ha raggiunto le 407,8±0,1 parti per milione, una quantità pari al 147% in più rispetto ai livelli preindustriali.
Per riuscire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, delineati dall’Accordo di Parigi e suggeriti dalle organizzazioni esperte di queste tematiche, quali l’IPCC e la IEA, l’Unione Europea ha definito e declinato i propri impegni nell’ambito dei programmi “Clean energy for all Europeans” al 2030 e “EU Climate Long-term Strategy 2050” che mirano, oltre che alla riduzione delle emissioni di CO2 (-40% al 2030 e -100% al 2050), anche all’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili (+32% al 2030) e a un incremento dell’efficienza energetica (+32,5% al 2030).
La maggiore ambizione in ambito energia e clima è stata ampiamente recepita dalla nuova Commissione Europea, insediata il 1° dicembre 2019, all’interno del suo documento programmatico “European Green Deal” (comunicazione di natura non legislativa). Al suo interno vengono riepilogate l’insieme delle iniziative che la nuova Commissione Europea intende adottare nel corso del proprio mandato al fine di avviare il percorso di neutralità climatica al 2050. A fronte della direzione intrapresa dall’Unione Europea, il Governo Italiano, così come tutti i Paesi dell’Unione, ha fatto proprio l’impegno per limitare il riscaldamento globale. La nuova “Proposta di piano nazionale integrato per l’energia e il clima” (PNIEC) pubblicata a fine 2019 mira infatti a tracciare un percorso che renda il sistema energetico nazionale più competitivo, sicuro e sostenibile, operando in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello europeo.
Obiettivi europei e italiani al 2030 e al 2050
Gli obiettivi di Snam
Dagli scenari presi in considerazione da Snam e dagli studi condotti dalle organizzazioni e società esperte del settore energetico, i gas verdi, quali idrogeno e biometano, si apprestano ad essere le soluzioni chiave a supporto della transizione energetica nazionale e internazionale, potendo così contribuire, attraverso il loro sviluppo e utilizzo, al raggiungimento degli sfidanti obiettivi di riduzione delle emissioni nel lungo periodo.
Snam ha lanciato a fine novembre 2019 il nuovo Piano Strategico per il periodo 2019-2023, che traccia il percorso che consentirà alla Società di cogliere le sfide connesse al cambiamento climatico e di contribuire alla riduzione delle emissioni, alla minimizzazione dell’aumento della temperatura globale e al contenimento dei costi dell’energia per gli utenti finali. Snam crede nelle potenzialità dell’idrogeno come vettore energetico pulito e ritiene che abilitarne l’inserimento nelle reti gas possa contribuire allo sviluppo della sua produzione da fonti rinnovabili, abbattendone i costi.
Le attività e i progetti di sostenibilità di Snam sono finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas serra, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione europei e nazionali.
Complessivamente, Snam si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 equivalente Scope 1 (dirette) e Scope 2 (indirette) del 40% al 2030 (con base 2016), pari a circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, per contrastare i cambiamenti climatici in linea con gli obiettivi globali.
Nello specifico Snam si impegna a ridurre le proprie emissioni di CH4 del 40% al 2025 (con base 2016) rispetto al target del 25% del precedente piano. Questo obiettivo sarà raggiunto tramite l’applicazione alla rete di una campagna di individuazione e riparazione delle fuoriuscite di metano (Leak Detection and Repair), la sostituzione massima di componentistica di rete e centrali, l’adozione delle migliori tecnologie disponibili.
In aggiunta, Snam si impegna a ridurre del 40% le emissioni di CO2 dirette al 2030 grazie all’avvio della conversione delle prime sei centrali in ibride gas-elettrico, che contribuiranno anche alla flessibilità del sistema elettrico, e alle azioni di efficienza energetica sugli edifici. Per raggiungere l’obiettivo complessivo del 40% Snam prevede inoltre al 2030 una riduzione del 40% della CO2 generata dai consumi elettrici grazie al maggiore ricorso al fotovoltaico.