Decarbonizzazione e cambiamento climatico
Il 2016 è stato l’anno della conferma della strategia intrapresa a livello internazionale per costruire e sviluppare un’economia priva di carbonio. Snam è impegnata a promuovere l’utilizzo del gas naturale nei diversi settori di attività con la finalità di contrastare i cambiamenti climatici.
La Nasa e l’Agenzia federale Usa per la meteorologia National Oceanic and Atmosferic Administration hanno certificato il 2016 come l’anno più caldo sulla Terra dal 1880, cioè da quando si ha disponibilità di dati. La temperatura globale sulla terraferma è stata di 0,94 gradi centigradi superiore alla media del XX secolo. Si tratta della cifra più alta mai registrata, che supera i precedenti record del 2014 e del 2015.
La conclusione della 22^ Conferenza delle Parti (COP 22) tenutesi a Marrakech dal 7 al 18 novembre 2016, nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha riflesso l’ondata di ottimismo suscitato dalla contemporanea entrata in vigore, a meno di un anno dalla sua adozione, dell’Accordo di Parigi.
GLOBAL MEAN SURFACE TEMPERATURE (GISS) JANUARY-JUNE 2016
Questo percorso, dopo quasi dodici anni dall’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto (2005), dimostra una diversa reattività della comunità internazionale e ben rappresenta la misura del livello di consapevolezza e di preoccupazione raggiunto sul tema dell’aumento della temperatura globale del pianeta. Questo ha spinto i 196 Paesi intervenuti alla COP22, attraverso il “Proclama di Marrakech”, a rafforzare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi (COP21) e a sostenere la loro irreversibilità.
Con Parigi prima e Marrakech poi, si è definitivamente aperta l’era della decarbonizzazione che prevede necessariamente cambi di visione soprattutto nell’adottare modelli di produzione e di consumo che dovranno privilegiare l’efficienza dell’uso delle risorse e dovranno essere organizzati per assicurare la chiusura dell’intero ciclo della loro utilizzazione con l’eventuale loro recupero, rispettando i principi dell’”economia circolare”.
La spinta alla decarbonizzazione sta già influenzando anche le modalità di produzione dell’energia e il suo impiego, accelerando il percorso verso la “carbon neutrality” che l’Accordo di Parigi pone come obiettivo da conseguire entro la seconda metà di questo secolo. La traiettoria tracciata non prevede cambiamenti di direzione e gli sforzi da compiere dovranno essere sostenuti da tutti i settori della società e dell’economia con un’azione globale a tutti i livelli e da esplicarsi con ogni mezzo per assicurare uno sviluppo orientato alla salvaguardia dell’ambiente, all’equità sociale, alla sostenibilità economica.
Due sono i processi che riguardano la sostenibilità energetica a livello europeo:
- l’implementazione del 2030 Climate and Energy Package, per l’abbattimento di almeno il 40% delle sostanze climalteranti rispetto a quelle registrate nel 1990;
- la graduale costruzione dell’Unione dell’Energia, un percorso articolato che comprende, oltre la decarbonizzazione dell’economia, altre quattro dimensioni allineate ai Sustainable Development Goals:
- sicurezza energetica;
- integrazione del mercato;
- efficienza energetica;
- ricerca, innovazione e competitività.
Gli accordi sul clima di Parigi e Marrakech
Impegni stringenti
L’aumento della temperatura globale dovrà essere contenuto entro i 2°C rispetto ai valori dell’era preindustriale, sforzandosi di fermarsi a +1,5°C. Per centrare l’obiettivo, le emissioni devono cominciare a calare dal 2020.
Consenso globale
Oltre all’Europa, si sono impegnati a tagliare le emissioni anche la Cina, l’India e gli Stati Uniti, tre maggiori emettitori di gas serra della Terra.
Controlli ogni cinque anni
Già nel 2018 si chiederà agli stati aderenti di aumentare i tagli delle emissioni, così da arrivare pronti al 2020. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023.
Fondi per l’energia pulita
Dovranno essere resi disponibili dal 2020 per diffondere in tutto il mondo le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia. Un nuovo obiettivo finanziario sarà fissato al più tardi nel 2025. Potranno contribuire anche fondi e investitori privati.
Rimborsi ai Paesi più esposti
L’accordo dà il via a un meccanismo di compensazioni delle perdite causate dai cambiamenti climatici nei Paesi più vulnerabili geograficamente, che spesso sono anche i più poveri.