Cambiamento climatico: scenari e sfide

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è l’organismo delle Nazioni Unite per la valutazione del cambiamento climatico e dei suoi impatti. Composto da 195 Stati membri, l’IPCC è stato istituito nel 1988 dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) con l’obiettivo di fornire ai decisori politici regolari e rigorose valutazioni scientifiche per sviluppare politiche climatiche e strumenti a supporto dei negoziati internazionali sul cambiamento climatico.

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha pubbblicato a ottobre 2018 lo “Special Report on the impacts of Global Warming of 1.5°C”. Il report rientra nel quadro più ampio delle azioni previste dall’Accordo di Parigi per mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali e puntare a limitare l’aumento a 1,5°C, dato che ciò ridurrebbe in misura significativa i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici.

Secondo lo “Special Report” le attività umane hanno già causato un riscaldamento globale di circa 1°C rispetto al periodo preindustriale, con effetti visibili come l’intensificarsi delle ondate di calore e di eventi meteorologici estremi, l’innalzamento del livello del mare e la riduzione dell’estensione della barriera corallina, la diminuzione della biodiversità, l’assottigliamento del ghiaccio marino artico e dei ghiacciai continentali, il calo della resa dei raccolti agricoli.

Con i ritmi di produzione attuali, le emissioni di gas ad effetto serra causeranno un aumento della temperatura di +1,5°C al 2040, per superare i +2°C negli anni successivi, con effetti catastrofici per il nostro pianeta.
Il contenimento del riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, con l’obiettivo ambizioso e sfidante di limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C, sarà determinante, poiché permetterà di ridurre impatti complessi su ecosistemi salute e benessere.

Risulta dunque fondamentale diminuire le emissioni di CO2 globali prodotte dall’attività umana: obiettivo conseguibile solo attraverso azioni lungimiranti in tutti gli ambiti della società e in tutti i settori dell’economia e dell’industria che permettano un percorso verso la decarbonizzazione, percorso che deve essere improntato a interventi rapidi e soluzioni che abbiano impatti immediati anche se non definitivi, considerando che una tonnellata di CO2 eliminata oggi vale almeno 30 volte una tonnellata in meno nel 2050.

La comunità scientifica ha individuato alcuni filoni di intervento prioritari, che riguardano la produzione e il consumo di energia. Ad esempio, uno dei capisaldi della strategia delineata è quella di aumentare il quantitativo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili: si stima infatti che nel 2050, l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dovrebbe attestarsi tra il 63 e l’81% di quella totale prodotta, a discapito del carbone e del petrolio. Altre fonti energetiche quali il gas naturale, le centrali nucleari e le biomasse saranno fondamentali per sopperire alla domanda di energia globale, garantendo la piena risposta e copertura delle richieste dei consumatori. In particolare il gas, fonte energetica flessibile e programmabile, si caratterizza per la possibilità di essere utilizzato in molteplici applicazioni innovative, oppure in sostituzione dei combustibili fossili a maggiori emissioni. In particolare, l’impiego di gas naturale nelle città offre decisivi vantaggi in termini di contrasto all’inquinamento dell’aria, producendo il gas zero emissioni di particolato e quasi zero emissioni di diossido di zolfo e ossido di azoto. Il gas naturale produce il 40% in meno di emissioni climalteranti rispetto al carbone e il 20% in meno rispetto al petrolio. Un esempio concreto è quello relativo alla città di Pechino, come riportato dal Global Gas Report pubblicato da Snam nel 2018, dove, nel 2017, grazie ad una riduzione dell’utilizzo del carbone nel settore residenziale ed industriale a favore dell’impiego di gas naturale, c’è stato un significativo miglioramento della qualità dell’aria con una riduzione del 54% delle emissioni di particolato.

Cos'è già cambiato con l'aumento di 1°C

Cos'è già cambiato con l'aumento di 1°C (Grafico)

Contenere il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto a 2°C può fare molta differenza

Minori rischi legati a temperature estreme e ondate di calore

Riduzione dell’innalzamento globale del livello del mare di 10 centimetri che limiterebbe l’esposizione di circa 10 milioni di persone ai rischi legati a inondazioni e ai danni causati alle infrastrutture costiere

Minori rischi per la salute, soprattutto legati a ondate di calore, concentrazione di ozono e trasmissione di malattie come malaria e dengue

Minore perdita di biodiversità, ecosistemi, numero di specie estinte
(50% per piante e invertebrati e 66% per gli insetti)

In molte zone del pianeta, minori precipitazioni intense e rischi di alluvioni e/o precipitazioni scarse e siccità

Riduzione dell’aumento della temperatura oceanica e relativi rischi di acidificazione e diminuzione dei livelli di ossigeno, che limiterebbe la perdita irreversibile di specie marine, con conseguenze per la pesca e l’acquacultura

Minori livelli di povertà e rischi per le popolazioni più vulnerabili, in particolar modo per le popolazioni indigene e per le comunità che dipendono da agricoltura e pesca per la propria sussistenza

Minori rischi per la sicurezza alimentare, legati alla riduzione delle rese agricole (mais, riso e grano) e alla sostenibilità degli allevamenti

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Nuove soluzioni per i combustibili fossili e le energie rinnovabili

Sarà innanzitutto necessario ridurre la quantità di energia prodotta utilizzando combustibili fossili e indirizzare gli investimenti e gli sforzi della ricerca verso la sempre maggiore produzione da fonti di energia rinnovabili.

Le indicazioni fornite dalla comunità scientifica internazionale coincidono con la direzione intrapresa dall’Unione Europea e dal Governo Italiano, che hanno fatto proprio l’impegno per limitare il riscaldamento globale. In particolare, per quanto riguarda il panorama italiano, nel 2017 il Governo ha pubblicato la Strategia Energetica Nazionale (SEN): il piano decennale per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico.

La SEN 2017delinea un orizzonte di azioni da conseguire al 2030 attraverso un percorso coerente anche con lo scenario a lungo termine del 2050 stabilito dalla Road Map europea, che prevede la riduzione di almeno l’80% delle emissioni rispetto al 1990. Gli interventi attraverso cui raggiungere gli obiettivi riguardano diverse aree strategiche come l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, la mobilità sostenibile, l’economia circolare, la cattura e lo stoccaggio di carbonio, il miglioramento delle infrastrutture e delle interconnessioni. Con la pubblicazione, a dicembre 2018, del pacchetto “Clean Energy for All Europeans”, la Commissione Europea ha aggiornato i nuovi obiettivi climatici, individuando come target primario il raggiungimento, entro il 2030, della quota di almeno il 32% di energia prodotta da fonti rinnovabili.

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Efficienza energetica e riduzione dei consumi

Fondamentale sarà anche l’impegno dei governi e delle società nella riduzione della domanda energetica, nell’utilizzo più efficiente dell’energia e nella riduzione degli sprechi, obiettivo da raggiungere anche con importanti investimenti che siano indirizzati verso il rifacimento e il rinnovamento delle infrastrutture di trasporto dell’energia ormai obsolete.

La Strategia, adottata dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, si pone l’obiettivo di rendere il sistema energetico nazionale più:

  • competitivo, continuando a ridurre il gap di prezzo dell’energia italiana rispetto a quella europea;
  • sostenibile, operando per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello europeo e in linea con i traguardi stabiliti dalla COP21;
  • sicuro, continuando a migliorare la sicurezza di approvvigionamento e la flessibilità delle infrastrutture energetiche e rafforzando l’indipendenza energetica nazionale.

Tra gli obiettivi individuati nella SEN, attenzione specifica è rivolta al settore del gas naturale, per il quale sarà necessario stanziare nuovi investimenti per garantire flessibilità, adeguatezza e resilienza delle reti, maggiore integrazione con le infrastrutture europee, diversificazione delle fonti e delle rotte di approvvigionamento e gestione più efficiente dei flussi e dei picchi di domanda.

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Cattura e stoccaggio del carbonio

Per ridurre le emissioni di gas a effetto serra risulterà necessario anche rimuovere la CO2 in eccesso già presente in atmosfera. Sarà infatti molto difficile raggiungere e mantenere la quota di zero emissioni entro il 2050 senza le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2.

Allo stesso modo, il Piano nazionale per l’energia e il clima (PNEC) in via di approvazione (strumento previsto a livello comunitario e predisposto dai singoli Stati membri), intende attuare strategie per una profonda decarbonizzazione del sistema energetico e promuovere l’economia circolare, l’efficienza energetica e l’uso razionale ed equo delle risorse nazionali.

La sfida posta dal cambiamento climatico non rispetta i confini nazionali, ma richiede soluzioni ambiziose e coordinate a livello internazionale, e non può prescindere dal supporto del settore privato, delle città e delle comunità locali. Questa consapevolezza ha influenzato anche il mondo finanziario che si è interrogato sulla necessità di sviluppare strumenti finanziari che accompagnino e incentivino l’adozione di pratiche sostenibili.